I progetti e le collaborazioni

Col passare degli anni, Suoni della Murgia ha dato vita a produzioni artistiche che raccontando storie del territorio murgiano ne evidenziassero il carattere nazionale, perché un paese ci vuole ma deve essere compreso in un sentimento, in una Storia corale, comunitaria, nazionale. A partire dagli scritti di Tommaso Fiore, proseguendo per il lavoro politico di Fabio Perinei ed i reportage di Bianca Tragni, la Murgia si è scoperta luogo nazionale, attrice di una storia di umili e coraggiosi come di sentimenti feroci e terribili. Storie e paràule che, nei canti di Maria Moramarco esplodono e sussurrano, pregano e maledicono quella vita che è, spesso, fatica e dolorosa via crucis. Da questo sentire nascono i progetti e le collaborazioni che seguono e che sono disponibili per chiunque voglia rappresentarli.

Le produzioni

FAVOLE DI PIETRA e altre Storie di Murgia (2019)

Uno spettacolo musicale e letterario liberamente ispirato alla omonima raccolta di racconti della tradizione murgiana del compianto Saverio Giustino.

Lo spettacolo si propone di far rivivere al pubblico, attraverso un percorso di leggera riflessione fatto di parole e musica, momenti di vita vera, di lavoro, di sapori, ma anche arricchito dall’affascinante mondo delle favole e racconti della tradizione che la cultura popolare ha tramandato fino ai nostri tempi.

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MARIA MORAMARCO voce

LUIGI BOLOGNESE chitarre

SILVIO TEOT percussioni e voce

ALESSANDRO PIPINO organetto, fisarmonica e lama sonora

NICO BERARDI zampogna, charango e ciaramella

ANGELO DI DONNA voce recitante

Disegno di Luigi Guerricchio (1932-1996)

per gentile concessione

IL GRANO, IL CIELO, IL FILO SPINATO (2020)

Campo 65

I lavori per la costruzione del Campo prigionieri di Guerra nr. 65 (PG 65 Gravina) furono ultimati nel 1942 ed accolse fino a dodicimila prigionieri diventando il più grande campo per prigionieri di guerra italiano della seconda guerra mondiale.

Realizzato tra le città di Altamura e Gravina, sulla statale 96, su un’area di 31 ettari, il Campo disponeva di 36 baracche per una capienza massima di 12.000 prigionieri di guerra alleati: inglesi, sud-africani, neozelandesi, canadesi, ciprioti, palestinesi provenienti principalmente dal fronte di guerra del Nord Africa, in quello che sarebbe diventato

Durante i successivi due anni, gli internati, per lo più ragazzi, vissero in condizioni difficili: cronica mancanza di cibo, acqua e igiene.  Nonostante tali difficoltà, i prigionieri ebbero la forza di organizzare spettacoli, una band musicale, persino incontri di pugilato. Si creò una mini economia alimentata dalle poche lire concesse ai prigionieri, da baratti con i soldati e da quanto trafugato sui campi limitrofi, da lavoro forzato.

Molti si ammalarono, in 70 circa non ce la fecero. I prigionieri furono, all’approssimarsi dell’armistizio, gradualmente trasferiti in campi nel nord Italia e, successivamente, negli Stalag tedeschi.

Nel 1943 diventa campo di addestramento per partigiani jugoslavi, dal 1950 al 1962 centro di raccolta profughi provenienti dalla Venezia Giulia, dalla costa Dalmata, dall’Africa e dall’Egeo.

CAMPO 65 ENSAMBLE

Il grano, il cielo, il filo spinato

Il lavoro è dedicato all’Assenza della propria libertà nell’innaturale prigionia a cui sono stati sottoposti 12000 ragazzi provenienti da ogni parte del mondo.

Abbiamo l’intimità di queste persone custodita nelle foto sbiadite, la loro storia e i loro nomi nei documenti del campo, i riflessi opachi in quegli occhi coraggiosi, con vestiti che sembrano appoggiati alla pelle.

Abbiamo cercato lo sparo, la nostalgia, lo scoppio, l’assalto, la resa, l’amore.

Tutto questo e ancora lì, nel maestoso silenzio del Campo65, ed in questo vuoto appare la vita in tutte le sue forme, una ricchezza, una memoria creata da dodicimila cuori.

Il dolore di queste Madri è chiaro nel testo scritto da Maria Moramarco, una testimonianza chiara sulla perdita e sulla reazione a questo dolore.

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Adolfo La Volpe chitarre portoghese e classica, oud

Francesco Savoretti percussioni, live elettronica

Luigi Bolognese chitarra

Carlo La Manna basso

Fabio Mina flauti, live elettronica

ospite speciale

Maria Moramarco voce

MARIA MORAMARCO

Stella Ariènte

Visage Music (2021)

Maria Moramarco voce

Luigi Bolognese chitarre

Alessandro Pipino fisarmonica

Adolfo La Volpe jumbush e chitarra portoghese

Maria Moramarco, da sempre impegnata nel lavoro di recupero della tradizione orale, si fa qui interprete di un repertorio meno noto dell’Alta Murgia barese. Un viaggio suggestivo attraverso “il canto dello spirito”: liriche devozionali, canti liturgici, preghiere arcaiche e litanie ancestrali che stimolano l’eccezionale vocalità di Maria che, in questo particolare repertorio, dimostra doti straordinarie nel riproporre modalità canore ormai scomparse, tecniche vocali di una cultura mai codificata, tuttavia assai presente in questi bellissimi e inesplorati repertori. Maria, pur tenendo fede alle sue scrupolose ricerche filologiche, riesce a raggiungere livelli di comunicazione col pubblico di grande fascinazione spirituale grazie alla sua particolare maniera di “cantare la voce”.

Maria Moramarco proviene da una famiglia di “cantori”, è docente di lingue presso liceo classico, è al tempo stesso ricercatrice e interprete, Il suo repertorio contiene una grande quantità di canti della Murgia raccolti attraverso una paziente ricerca iniziata negli anni ’70 e mai terminata.

PIETRAFONIE (2021)

PIETRAFONIE é un progetto musicale che nasce dall’incontro tra il progetto del duo Savoretti/Mina, (incentrato sulla contaminazione dei linguaggi musicali di tradizione con gli stili improvvisativi del Nu jazz) e la cantante e ricercatrice del repertorio tradizionale dell’Alta Murgia, Maria Moramarco, e la visione artistica dello scultore altamurano Vito Maiullari.

La voce del progetto è Maria Moramarco, da sempre impegnata nel lavoro di recupero e di riproposizione della musica di tradizione orale che arriva a far propri quegli stilemi e modalità canore ormai scomparse, quelle specifiche tecniche vocali di una cultura mai codificata. Riconosciuta come una delle più belle voci in assoluto nel panorama della musica popolare italiana, inizia nel 1976 il lavoro di recupero, di studio e di riproposizione dell’antico repertorio musicale della Puglia centrale riportando alla luce più di 180 canti.

In pietrafonie, la ricerca di Maria sulle espressioni sonore del repertorio agropastorale murgiano incontra lo stile compositivo del duo formato dal percussionista Francesco Savoretti e dal flautista Fabio Mina.

I due musicisti legati dallo studio degli strumenti delle tradizioni extraeuropee condividono un percorso musicale che li porta ad approfondire i linguaggi improvvisativi propri del jazz e delle sonorità della musica elettronica arrivando a definire un percorso che trova compimento nella definizione della formazione denominata threshold.

In Threshold, soglia in Italiano, convivono i due opposti significati etimologici presenti nella parola tradizione, da una parte intesa come tradare cioè consegnare oltre, e dall’altra tradere inteso come tradimento che verrebbe posto in essere nel momento in cui avviene lo stesso atto di passare di mano in mano, di sapere in sapere, di generazione in generazione. È in questo cortocircuito tra l’esigenza di indagare e salvaguardare le emergenze culturali dei linguaggi tradizionali in via di estinzione, e capire i nuovi meccanismi di quel tradire atavico, tipico di un sapere che viene trasmesso, che sta il concetto e il nucleo semantico del nuovo lavoro del duo.

Il flautista Fabio Mina e il percussionista Francesco Savoretti utilizzano i loro strumenti cercandone le caratteristiche più nascoste ed estendono le possibilità con elettronica dal vivo, effetti, sintetizzatori, spingendosi oltre i generi, tra improvvisazione e composizione, creando una musica avvolgente, imprevedibile, in cui gli elementi contrastanti dialogano tra loro. È qui l’idea racchiusa nel concetto di Threshold, inteso come Confine/Soglia di un nuovo linguaggio artistico che guarda alla tradizione ma si spinge oltre, avvicinandola ad altri linguaggi e varcando il confine di stili precostituiti.

Il progetto Pietrafonie diventerà nel corso del 2023 un progetto discografico nel quale saranno coinvolti musicisti speciali tra i quali ci piace ricordare Markus Stockhausen trombettista e compositore tedesco.

Particolarmente attivo nel jazz e nell’ambito dell’improvvisazione libera oltre che nel repertorio colto contemporaneo. Intraprese già a partire dal 1975 un’intensa e proficua collaborazione con il padre Karlheinz Stockhausen, celebre compositore d’avanguardia e figura di spicco della scuola di Darmstadt.

Markus Stockhausen sarà quasi certamente presente nel concerto di presentazione del progetto Petrafonie nell’ambito della rassegna Suoni della Murgia 2023.

Le collaborazioni